…lo osservo, sta tirando fuori con occhi sognanti un origami, un piccolo aereo di carta, con ali corte. Me lo presenta e mi dice “questo è l’aerodito” ed infila l’indice in un incavo superiore ed il pollice a reggere il tutto. Lo vedo partire per la stanza molto concentrato ed imitando il rumore di un oggetto che fende l’aria.
“Sai dovremmo costruirlo in legno e colorarlo, vuoi farci un giro?” aggiunge.
Appena terminato di costruire l’aerodito in legno ed averlo colorato del mio colore preferito, l’azzurro, lo provo davvero. Faccio un ampio giro per il laboratorio, evito una credenza in legno, passo vicino ad un tavolo dal design sperimentale e plano sul mio banco da lavoro. Rivivo in quei pochi istanti delle sensazioni che avevo dimenticato, di abbandono e totale immersione nell’immaginazione. Mi sento in volo e sperimento di nuovo il cullarmi in questa immagine.
Da piccolo passavo intere giornate giocando con modellini di vario genere. Ne costruivo anche io col materiale a disposizione tanto nastro adesivo e colla. Gareggiavo, duellavo, combattevo aspramente eleggendo alcuni a vincenti ed altri a cattivi di turno.
L’aerodito mi ha fatto rivivere dei sentimenti di cui mi ero dimenticato e di questo sono davvero grato al piccolo designer di nove anni, Francesco. Fin da piccolissimo Francesco mostrava interesse per l’arte, la forma delle cose e soprattutto le persone. Il suo animo ingenuo da bambino, la libertà da preconcetti e l’innata immaginazione propria della sua età sono stati in grado di creare un oggetto libero e poetico, come l’aerodito.